sabato

Ombra rossa non avrai il mio scalpo.


Il film si apre con l'arrivo di un dispaccio alla locale unità dell'esercito: gli Apache, comandati da Geronimo sono sul piede di guerra. L'interruzione delle comunicazioni via telegrafo impedisce di avere maggiori informazioni sulla minaccia indiana, ignara della reale entità del pericolo, da Tonto parte dunque una diligenza per Lordsburg con un equipaggio piuttosto eterogeneo al quale si unirà poi Ringo, evaso alla ricerca di vendetta.
No, niente a che vedere con il classico dei classici film western, anche se la trama potrebbe benissimo appartenere ai giorni nostri.
In un contesto in cui la Nuova Destra ripesca a piene mani dal suo stesso passato, spacciando per Libertà proibizionismo e xenofobia, rivangando ideali morti e sepolti (dio, patria, famiglia), si assiste impotenti al tentativo di contrapporre a questi, altri stereotipi imposti e retoricamente irreali, di chiara matrice democristiana (ricordiamoci che un tempo, neanche tanto tempo fa, un Franceschini rappresentava il nemico).
Poi mi si chiede perchè di fronte ad una scelta del genere uno preferisca la fuga (chi la mena con la scusa che "è morta della gente per il diritto di voto" non si rende conto che quelli lottavano per Liberare una Nazione dallo Spettro Nazifascista, non dovevano scegliere tra 2 facce di merda dell'identica medaglia).
Ad ogni modo, la suddetta pellicola, evoca delle 'ombre' in cui si sono trasformati coloro che un tempo erano parte viva della sinistra e racconta in particolar modo di un intellettuale di fama mondiale che viene invitato nel centro sociale “Cambiare il mondo”, creato nei locali fatiscenti di un vecchio cinema romano. L’uomo resta profondamente colpito dal fermento e dalla vita che anima questo luogo. Da un’intervista rilasciata alla “Tv di strada” nasce casualmente un’idea rivoluzionaria: da questi luoghi giovanili così vitali possono svilupparsi delle realtà socialmente e culturalmente innovative. L’idea raccoglie l’entusiasmo generale e diventa un progetto destinato a creare grande clamore mediatico. Si apre un caso internazionale. Ma quel fermento vitale che tanto aveva colpito l’intellettuale viene ben presto stravolto, fatto oggetto di diatribe e scontri tra le diverse anime della sinistra. Fino allo smarrimento.

Nel finale strappalacrime, che dona nuova linfa vitale allo spettatore,si proietta un ingenuo futuro, in cui i nostri eroi rioccupano un nuovo stabile, in cui i gggiovani potranno nuovamente sperare in un futuro migliore, perchè un altro mondo è possibile, "Porqué todos necesitamos y exigimos libertad, democracia y justicia", per dirla con parole da Subcomandante.

Stronzate. Guardandosi attorno ci si rende conto che non è vero un cazzo. Se non sei figlio di Qualcuno, sai che il lavoro precario ucciderà la tua bella giovinezza, pertanto è chiaro che i centri sociali non hanno più ragione di esistere visto che tutti ricercano la propria identità tra rave e metanfetamine.
Speriamo che arrivi davvero la Crisi tanto vociferata, che si scenda una volta per tutte in strada e che solo allora si creino nuovi centri di aggregazione.
Intanto, per i nostalgici come me, si sono pure riuniti i 99 posse. Che non saranno mai sto gran che ma che ascoltarli fa sempre bene al cuor.

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